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“Mennuli” tra ricordi, lavori di un tempo e l’indimenticabile “scutulata”

Il mandorlo è una pianta molto longeva e può superare il secolo di vita senza problemi. Le prime fioriture si hanno già nel mese di febbraio, prima ancora che sull’albero compaiano le foglie. La fioritura è abbondante e ornamentale. I frutti della coltivazione di mandorlo, ovviamente sono le mandorle.

Il frutto è rivestito da un guscio verde peloso che, a maturità, si secca e si stacca lasciando libero il nocciolo.  Le mandorle possono essere dolci o amare, a seconda della varietà.

Le prime sono le più versatili e maggiormente utilizzate in cucina; per quanto riguarda le mandorle amare, è bene non eccedere nel consumo, poiché contengono una sostanza  potenzialmente pericolosa per la salute dell’uomo: per tale motivo, è bene evitare o ridurre al minimo il consumo delle mandorle amare perché ad alte dosi possono risultare velenose.

La raccolta delle mandorle avviene nei mesi di agosto e settembre, raccogliendo da terra i frutti caduti spontaneamente dagli alberi, o fatti cadere attraverso appositi macchinari .

Sotto agli alberi si stendono dei teli per raccogliere le mandorle che cadono dai rami, che vengono percossi con appositi bastoni. Le mandorle cadute vengono messe all’interno di sacchi per essere poi lavorate per la conservazione. La raccolta delle mandorle è un classico lavoro di campagna che si esegue tra la fine di agosto e il mese di settembre.

Racconto di campagna…

Di mattina all’alba come di consuetudine, i contadini erano pronti per iniziare la raccolta, approfittando della frescura mattutina. Portavano con loro le canne lunghe e robuste, e capienti sacchi di canapa.

Il contadino cercava di rimediare indossando una camicia a maniche lunghe e portando sulla testa un cappello di paglia con un fazzoletto a contatto con la testa.  Nonostante la fatica, era consuetudine cantare in maniera collettiva oppure si raccontavano degli episodi che facevano ridere.

Bisognava togliere il mallo ancora rimasto attaccato alla mandorla, quindi metterle ad essiccare al sole, per evitare il formarsi dei bruchi, e infine “fari la ntrita” (schiacciarle una per una) e separarli dalle bucce legnose frantumate. Il mallo si buttava attorno agli alberi come concime naturale, mentre le bucce legnose si usavano o si vendevano come ottimo combustibile. Poi era tutto pronto per preparare il torrone di mandorle a Natale. Chi ha vissuto in quegli anni non può fare a meno di ricordare e sentire una stretta al cuore.

Francesca Giarratana

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