Il percorso entusiasmante degli Chef Patti e Colonnetta, regala emozioni culinarie dal 2008, anno in cui, dopo una gavetta importante e soddisfacente, hanno iniziato ad imporre la loro arte culinaria nel territorio di Caltagirone e non solo. Il Ristorante è stato recensito da alcune delle testate più celebri, come Gambero Rosso, L’Espresso, Sole 24 Ore.
Abbiamo intervistato lo Chef Francesco Patti che ci ha raccontato come è nato il suo amore per questo mondo incantato fatto di sapori e profumi.
– Come Nasce la sua passione per la ristorazione?
Non so identificare il momento esatto in cui è nato il mio amore per la cucina, credo piuttosto si tratti di una passione innata. Mi padre racconta che, già da piccolissimo, il mio gioco preferito erano pentole e padelle: forse è quello che può definirsi un segno! Senza dubbio ha influito tantissimo il fatto che proprio mio padre sia sempre stato un appassionato del settore e vederlo cucinare con passione mi è stato d’ispirazione. L’opportunità di lavorare a fianco di grandi Chef, come per esempio Ciccio Sultano, non ha fatto altro che confermarmi che questa era la strada giusta. La mia strada.
– La sua cucina è un mix tra tradizione e innovazione, qual è la stata la scommessa più grande che ha vinto?
Sicuramente il Ristorante Coria, frutto della collaborazione con il mio socio e amico, Domenico Colonnetta che ho conosciuto proprio durante l’esperienza al Duomo di Ciccio Sultano. Lì abbiamo iniziato a lavorare insieme e a confrontarci rendendoci conto che condividevamo la stessa filosofia di cucina e che, se avessimo unito le forze, saremmo riusciti a creare qualcosa di “grande”. E così, nel 2008 è nato il ristorante Coria. Il nome ha un significato ben preciso: si riferisce al Colonnello Giuseppe Coria, colui che ha il merito di essere stato il primo a credere e a imbottigliare il Cerasuolo di Vittoria, unica Docg siciliana, nonché autore del volume Profumi di Sicilia, da molti considerato una vera e propria Bibbia, la memoria storica di ricette che il tempo e la cultura del fast food rischiavano di cancellare. La ricerca dell’autenticità e l’utilizzo di materie prime locali sono i principi che ispirano la nostra filosofia. L’intento, però, è quello di adeguare la meravigliosa tradizione culinaria siciliana all’innovazione, introducendo nuovi ingredienti e nuove tecniche di preparazione, mantenendo sempre ben salde le nostre radici. Lavorare a quattro mani è, inoltre, una continua occasione di confronto, un’opportunità per incrociare idee, opinioni e suggestioni che ha come obiettivo quello di creare piatti mai banali, che possano stupire ed entusiasmare persino i palati più esigenti. Nel 2012, quasi inaspettatamente, è arrivata la “stella” che ha reso tutto un po’ più facile, confermandoci che la direzione intrapresa era quella giusta.
– E la difficoltà più grande?
Probabilmente confrontarci con il territorio. Ci scontravamo con una piccola realtà, quella di Caltagirone, non ancora abituata alla filosofia e allo stile di cucina che avevamo in mente. Non è stato semplice far comprendere ai clienti siciliani, abituati a porzioni generose a prezzi contenuti, che quella di avere prezzi più alti rispetto alla media era ed è tuttora una necessità dettata dalla scelta di utilizzare solo materie prime di qualità. Pazienza e perseveranza ci hanno premiati e, complice la crescente attenzione dei media nei confronti del mondo della ristorazione, col tempo siamo riusciti a trasferire il nostro concetto di cucina a una platea sempre più ampia.
– Come riparte dopo il lockdown il ristorante Coria?
In realtà non siamo ancora ripartiti, ma contiamo di farlo presto. Sicuramente non sarà facile ricominciare: soprattutto perché la ristorazione di lusso, come la nostra, più di tutti deve fare i conti con il peggioramento della situazione economica generale e con i flussi turistici ridotti all’osso. Probabilmente, in parte cambierà il nostro pubblico: se normalmente una grossa fetta di clienti proviene dal resto dell’Italia e dall’estero, nei prossimi mesi, probabilmente cambierà la tipologia di turismo. Credo che si svilupperà principalmente il turismo interno e il nostro pubblico potrebbe essere formato principalmente da siciliani. Considerando che la nostra filosofia di cucina è quella di raccontare la cucina siciliana, il nostro compito sarà quello di non rendere banale l’esperienza ma di stupire il nostro pubblico con effetti speciali: magari andando alla ricerca delle materie prime più “povere” e nobilitarle attraverso tecniche e ricette moderne oppure, ricercando ricette antiche e riproporle in una veste gourmet.
– Un’ultima curiosità. Qual è il piatto che ama di più? La ricetta a cui è più legato e perchè?
Non ho un piatto preferito, né una ricetta in particolare a cui sono legato. In realtà ogni luogo, ogni stagione mi evoca suggestioni legate alla cucina. Non c’è estate senza pomodoro o autunno senza funghi. Ogni viaggio è un’occasione per riassaggiare i prodotti tipici del luogo in cui sono, sia nella mia amata Sicilia, sia in Italia che all’estero. La verità è che amo la Cucina (con la C maiuscola) in tutte le sue sfaccettature.
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